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Martina e la sua esperienza in Rwanda con Okapia

Il gioco e la libertà: una riflessione personale



L’uomo è veramente uomo soltanto quando gioca.

F. Schiller




L’obiettivo della mia ricerca nell’ambito della filosofia estetica è stato quello di analizzare il concetto di gioco nella riflessione filosofica novecentesca come una funzione originaria nella cultura, mettendo in luce il carattere paradossale dell’esperienza ludica, sospesa tra libertà e regola, serietà e leggerezza, realtà e irrealtà. L’osservazione di pratiche ludiche infantili in Rwanda, durante la missione con Okapia, ha offerto al mio studio un’integrazione empirica, mostrando il gioco come spazio di libertà e relazione, capace di resistere anche in condizioni di marginalità.






"In tale contesto storico, il gioco, osservato nei villaggi ruandesi, acquista una dimensione simbolica ulteriore, diventando non solo pratica relazionale, ma gesto incarnato di coabitazione silenziosa, forma di convivenza quotidiana tra soggetti che abitano ancora le ferite della storia.



l'esperienza in Rwanda con Okapia

Il gioco infantile diventa, così, una delle poche espressioni spontanee di socialità autentica in un contesto politico fortemente regolato, una forma primaria di espressione comunitaria che sfugge, almeno parzialmente, alla logica del controllo ideologico. Non a caso, esso si sviluppa secondo modalità che non prevedono antagonismo, né vittoria, né distinzione tra gruppi contrapposti. Si tratta di un gioco senza opposizione dove l’obiettivo non è superare l’altro, ma condividere l’azione.

A questa complessità storica e politica si aggiunge una condizione materiale di forte precarietà. I villaggi dell’area di Rulindo, come molti altri in zone rurali del Rwanda e dell’Africa centrale, non dispongono di acqua corrente né di elettricità; le case sono costruite con materiali poveri e situate su colline scoscese e l’accesso a servizi basilari è limitato. In questo contesto, il gioco si manifesta non come evasione o lusso, ma come resistenza corporea ed esistenziale, come gesto gratuito in mezzo alla fatica, come spazio di senso che rompe la durezza del quotidiano, come atto di leggerezza in un mondo che pesa.





La sua semplicità non ne riduce la forza, ma la amplifica. Proprio perché nasce in un contesto di mancanza, il gioco acquista un valore esistenziale radicale, essendo al tempo stesso espressione di vitalità e possibilità di socializzazione, forma minima di libertà in uno spazio segnato da necessità, spazio collettivo non normato in un tempo scandito da obblighi e vincoli materiali”.



l'esperienza in Rwanda con Okapia



Alcune immagini della missione di Luglio



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